Continua da qui e da qui.

Esiste a Trieste una piazzetta che si chiama Campo Belvedere, che di fatto non ha nessun belvedere e non è neppure una piazzetta ma una specie di slargo della via che l’attraversa. Ci sono anche una Salita al Belvedere ed una Scala al Belvedere che portano alla piazzetta, e sono entrambe quanto di più lontano esista dal concetto di belvedere. Forse una volta. Mah. Ad ogni modo, in Campo Belvedere c’è una piccola gelateria che si chiama Toni Lamponi.

Toni lamponi mi sta simpatico per tre ragioni. La prima è il nome. Toni Lamponi. Bello.

La seconda è che Toni Lamponi fa, tipo, sei gusti di gelato in tutto, e non li espone in vetrina ma li tiene sotto coperchi a campana come i carretti del gelato di una volta. Però quei sei gusti sono molto buoni. Quando sul banco c’è il cartellino “melone” o “pesca”, dietro vedi le cassette di meloni e di pesche. Pare che Toni Lamponi faccia i gusti a seconda della qualità degli ingredienti che trova, che non usi preparati industriali, che si rifornisca solo di frutta di stagione e che nel gelato alla frutta non ci metta latte (buona notizia per chi ha intolleranze). I suoi gelati hanno anche un gruppo Facebook di apprezzamento.

La terza è che Toni Lamponi vende il gelato un po’ come gli gira. Per dire, lui farebbe anche le cialde artigianali dei coni, ma se la giornata è troppo calda non le fa. Dicono che tenga aprto solo pochi mesi all’anno, e che anche in quei mesi tenga chiuso nei giorni che non ha voglia. Quando c’è però dispensa gelato e allegria. Insomma molto triestino, alla “viva l’A. e po’ bon”.

Leggo sul sito che Toni Lamponi fa anche consulenze per aperture di gelaterie. Spero che siano migliori di quelle per l’apertura di siti internet.

Vicino al Teatro Romano, c’è poi la gelateria Da Marco, che si trova esattamente sul confine fra la parte della città vecchia (Cavana) che ancora esiste e la parte che non esiste più perchè è stata demolita dal fascismo per risanare la città dai suoi “bassifondi” (che guardacaso erano abitati dalle famiglie ebraiche) e portare alla luce le vestigia dell’impero romano. Si dice che la gelateria Da Marco sia nata da una costola di De Martin (che è la mia gelateria preferita), e che l’abbia aperta un tal Marco che prima faceva il cameriere da De Martin. Io a dire il vero questo Marco nella gelateria Da Marco non l’ho mai visto, ma ammetto che non ci passo tanto spesso.

Della gelateria Da Marco conosco soprattutto le granite, che sono conservate nelle vaschette come il gelato e non nelle macchinette giragranite. Ogni volta valuto con attenzione tutti i gusti di gelato e poi prendo una granita. Notevole sia quella alla fragola che quella all’anguria, che hanno l’aspetto di essere fatte con la frutta fresca. E’ comunque una gelateria che ha molti fan.

update 8-11-2010

Sabato scorso sono passato alla gelateria da Marco e, ovviamente, non c’erano le granite ‘che non è più stagione. Così ho provato un po’ di gusti di gelato. Diciamo subito che già l’offerta mi conquista: castagne, cachi, uva fragola e fichi neri locali. Tutta roba di stagione, insomma, che è una cosa che mi piace. Poi c’era anche il gusto bagigi (cioè arachidi), che non è per niente comune. Il gusto bagigi non l’ho assaggiato, ma quello alle castagne era ottimo. Quello ai cachi abbastanza buono. Il malaga – che per me è un po’ un test di base di una gelateria, che se le uvette sono tutte secche e il gelato sa di vaniglia già questo mi squalifica il produttore – è molto buono: uvette belle morbide e chiaro sapore di marsala. Infine su un display digitale si annunciava che utilizzano solo latte alta qualità, solo uova fresche ecc. Non male. Da Marco sale anche nella mia personale graduatoria

To be continued…

ovvero: Apple e Steve Jobs andate pure a fare in culo da quella parte, grazie.

ovvero: cronaca dei primi tre giorni di un utente che in fasce ha succhiato il latte dallo ZX Specrtum, poi si è svezzato con il Commodore, poi è cresciuto per trent’anni con Windows dal 3.1 al 7 ed ora entra per la prima volta nel mirabolante mondo dell’Ipad.

Questa storia inizia con un regalo molto bello ma molto inaspettato. Avevo espresso ad alta voce un apprezzamento per l’Ipad, indicandolo come la scelta ideale per chi era interssato sostanzialmente solo a internet e email, e poco dopo l’Ipad mi è stato regalato da chi aveva sentito questo apprezzamento. A dire il vero la persona interessata solo a internet e email non ero io, ma non importa.

Eccomi quindi a maneggiare il costosissimo Ipad, che se non mi fosse stato regalato mai sarebbe entrato in casa mia.

Probabilmente con il passare del tempo apprezzerò tutti i dettagli che fanno dell’Ipad e dei prodotti Apple oggetti del desiderio per milioni di persone, e forse l’Ipad diventerà uno di quegli elettrodomestici che fino a che non ce li hai dici “ma a che serve?” e quando ce li hai pensi “ma come ho fatto a vivere senza?”, tipo il forno a microonde.

Per ora l’Ipad, indubbiamente molto bello, a momenti mi provoca fiotti di bile non indifferenti.

Per memoria storica, voglio scrivere le mie impressioni dei primi tre giorni. Così, quando sarò un applettaro convinto potrò rileggermi e ricordarmi di come vedevo il mondo prima.

Cose che non mi erano chiare prima di avere un Ipad e che è bene sapere.

COS’E’ L’IPAD E A COSA SERVE?

L’Ipod era un aggeggio per ascoltare musica e guardare video, poi è arrivato l’Ipod-touch che è un aggeggio per ascoltare musica, guardare video, connettersi a internet e fare giochini.

L’Iphone è un Ipod-touch con cui in più telefoni e fai fotografie.

L’Ipad è un Ipod-touch di ultima generazione ma molto più grande.

Il tutto con un bellissimo touch-screen.

Nessuna di queste cose però è un computer (pc o mac). Se proprio vuoi, puoi scriverci, elaborare fogli di calcolo, fotoritoccare, stampare ecc., ma si tratta sempre di accrocchi scomodi. Quindi, se ti serve un aggeggio leggero, bello, con cui navigare in internet, vedere film e, se proprio necessario, utilizzare altre applicazioni, l’Ipad potrebbe essere il massimo della vita. Ma se ti serve un computer portatile (una cosa che faccia un po’ di tutto) l’Ipad è un fallimento.

Faccio un esempio: sei lì con il tuo bell’Ipad che ti crogioli nell’invidia che gronda dalle pupille dei tuoi amici astanti, e uno di loro ti allunga la sua flash-memory e ti dice “oh, qui c’ho l’ultimo episodio di Lost, scaricalo dentro che ce lo vediamo su questa meraviglia”; ecco, a questo punto resti lì come un pesce lesso, perchè l’Ipad non ha nessun ingresso usb (e gli xvid non gli stanno neanche tanto simpatici). Devi abbozzare e dire: ehm, sì, ce lo scarichiamo online dal sito della Fox (pagando connessione e download).

Altro esempio: Un amico ti dice: “ho qui la mia macchina fotografica digitale. Dai, scarica le foto da questa micro sd che ce le guardiamo con il fantasmagorico schermo dell’Ipad che se lo giri l’immagine si aggiusta da sola”. Devi prendere la micro sd, metterla nel tuo pda, inviarti le fotografie via email (una botta di traffico dati!!!), ricevere l’email sull’Ipad (altra botta di traffico dati) e finalmente le puoi vedere.

Ecc.

L’IPOD, L’IPAD E L’IPHONE SONO, IN TERMINI DI FILOSOFIA DELL’UTENTE, L’ESATTO CONTRARIO DI WINDOWS.

La filosofia di fondo di Windows è sempre stata, almeno di fatto: “lasciate perdere quello che c’è scritto sull’EULA; su Windos installateci un po’ quello che vi pare e se volete smanettarci fino a consumarvi le dita fate pure. Fino a che non smerciate migliaia di copie pirata io non vi romperò più di tanto le balle”. Il che, per inciso, ha certamente pagato in termini di diffusione di WIndows: se io a casa ho una copia crackata di Windows su cui faccio girare una versione pirata di MSOffice, intanto mi abituo a lavorare con questo software e vorrò usarlo anche sul lavoro (dove dovrò pagarlo), quando opero in banca (che il software lo paga), quando dialogo con la pubblica amministrazione (che il software lo paga), quando vado a scuola (che il software lo paga) ecc. Bene, con Ipod, Iphone e Ipad è l’esatto contrario. La filosofia di fatto di Apple è “usa pure il mio software, ma solo quello che ti metto a disposizione io e alle condizioni che decido io, e se ti azzardi a toccare qualsiasi altra cosa io quelle manine te le taglio”. Ovviamente Apple dice che così si garantisce il massimo della stabilità e della sicurezza (l’utente non può combinare nessun casino e le schermate blu della morte fanno parte di un’altra dimensione parallela), ma di fatto paghi un bel po’ di quattrini per avere una cosa su cui non hai nessun controllo. Configuri solo quello che ti è concesso di configurare e non modifichi nulla.

LA DANNATA QUESTIONE DEL FLASH

Ecco, questa è la cima dell’iceberg (quella su cui si schianta il Titanica) del discorso che facevo prima.

Apple non consente di installare sull’Ipad il supporto di Flash della Adobe. Quindi, tutti i (non pochi) siti internet che usano Flash per integrare applicazioni o (tipicamente) finestre video, vengono visualizzati monchi. Apple dice: “Flash fa schifo, usate html5 che permette di fare le stesse cose con meno rischi per la sicurezza”. Il che sarebbe un po’ come dire: “ti vendo questa automobile da cinquantamila euro, ma ti ci metto un dispositivo che non permette di introdurre nessun Arbre Magique. Se vuoi profumare l’abitacolo usa un diffusore di olii essenziali, che è molto più sano”. Ma porca puttana troia: potrò farci quello che mi pare con la mia automobile? Se vuoi, dimmi pure che se metto l’Arbre Magique tu mi revochi la garanzia, ma non puoi impedirmi di appendere allo specchietto retrovisore quello che cazzo mi pare!

A dire il vero un modo per installare Flash su Ipad c’è, e qui arriva il fiotto di bile finale.

JAILBREAK

Dovrebbero scrivere con le vernici sui muri delle città: “Non upgradate l’Ipad all’OS 3.2.2”.

23 Agosto 2010: scarto tutto contento il mio Ipad. Lo accendo e lui mi dice: “se vuoi che io funzioni devi prima collegarmi a Itunes”. Ok, faccio io, e lo collego a Itunes.

Itunes mi dice: “tu hai la versione 3.2.1 del sistema operativo. Vuoi la bellissima e nuova versione 3.2.2?”. Va bene, dico io fiducioso, e faccio l’upgrade. “Ah, ah, ah. Fregato!” sussurra Itunes, ma io non lo sento.

A questo punto mi collego a uno dei miei siti preferiti (e no: non è youporn!) e non vedo i video in Flash. Allora chiedo all’oracolo Google come si fa a installare Flash su Ipad e l’oracolo mi risponde: “il tuoi Ipad è imprigionato dai limiti imposti dalla perfida padrona Apple, ma puoi ricorrere al jailbreak (fuga dalla prigione), un potente mezzo messo generosamente a disposizione dalla rete; libera l’Ipad e ti permette di installare un bellissimo software che si chiama Cydia con cui avrai un sacco di belle cose compreso il supporto per il Flash”. Ottimo, dico io, facciamolo.

Non si può.

Il jailbreak funziona solo con la versione 3.2.1 del SO e non con la 3.2.2

Ok, penso io, Itunes aveva un bottone “ripristina impostazioni predefinite”, un undo dell’upgrade. Torniamo alla 3.2.1 e via con il jailbreak.

Non si può.

Dal 20 agosto 2010 (tre giorni prima, maledetto Murphy) Apple, che dall’alto controlla tutto tramite Itunes, non consente più di tornare indietro dall’OS 3.2.2 all’OS 3.2.1

Chiedo ancora all’oracolo Google: cosa posso fare adesso? Lui mi risponde “una soluzione c’è: visto che Apple ha buttato nel cesso la tua vecchia versione del SO 3.2.1, basta che ripristini la copia che ti eri fatto tramite Cydia”. Ehm, io la copia non ce l’avevo, perchè per avere Cydia bisogna prima fare il jailbreak. Dice l’oracolo Google: “allora sei fottuto. Aspetta con pazienza che qualcuno più figo di te risolva il problema e lo condivida col mondo”.

Ok, questo qualcuno di certo arriverà (arriva sempre, e spesso arriva presto).

Sì, però, ma che porca puttana di quella troia. Cioè, io potevo avere l’accesso immediato ad un mondo di letizia (facendo il jailbreak al mio Ipad con SO 3.2.1) e per distrazione, o disinformazione, o lusinga di Itunes ho fatto un upgrade irreversibile che adesso mi costringe a usare solo quello che mi passa Steve Jobs?

Conclusione

Se vuoi navigare in Internet, leggere ebook e vedere video; se per farlo vuoi un device che abbia pochi e chiari tasti; se la parola “configurare” ti spaventa a morte; se ti rassicura invece l’idea di poter sfogliare un catalogo molto nutrito ed unico, tipo un enorme Postalmarket che però dentro ha anche molte cose gratis, puntare il dito su ciò che ti piace e averlo immediatamente disponibile sul tuo dispositivo senza dover fare null’altro; se vuoi infine impressionare chi ti sta attorno con un oggetto bello e ricercato, l’Ipad fa per te.

Sennò lascia stare.

Postilla

Quando ero più giovane facevo il tifo per Steve Jobs (anche se non sapevo che era Steve Jobs) perchè mi sembrava un po’ il Davide che sfida il Golia Microsoft e perchè credevo che fosse il portatore di un Eldorado di stabilità ed affidabilità che agognavo mentre davo testate al monitor (e quella volta i monitor erano CRT) per l’ennesimo impallinamento di Windows con perdita di ore di lavoro. Ora come ora però la testata la darei volentieri al CEO di Apple.

Tutti pazzi per i titoli

26 agosto 2010

Se non puoi combatterli, unisciti a loro (e destabilizzali dall’interno).
Da oggi parte su questo blog una campagna contro i titoli “Tutti pazzi per …”.
Questa quindi è una dichiarazione di guerra: tutti i post si intitoleranno “Tutti pazzi per …”, per far capire al mondo quanto inutile, irritante e sciatta sia questa tritissima formula.
Dopo la mia personale e trionfale moratoria anti Coca-Cola (e ad Atlanta sono ancora lì che tremano), iniziamo questa nuova battaglia, con pacata fiducia in un futuro radioso.
Non desisteremo fino alla completa vittoria. O fino a quando non ci stufiamo.