Allora, siamo nel deserto, dopo la fuga dall’Egitto e prima dell’arrivo del Popolo Ebraico nella Terra di Canaan.

Israele vaga in una terra arida e inospitale. Alla sua guida ci sono Mosè, il capo, e Aronne, il suo vice. Le cose non vanno bene, e i tentativi di insubordinazione sono frequenti.

A un certo punto manca l’acqua, e il popolo inizia ad agitarsi parecchio. “Grazie tante, Mosè, per averci trascinati fuori dall’Egitto, a morire di sete qui nel deserto!”, “Sotto i faraoni dovevamo sgobbare, ma almeno cibo, acqua e un tetto ce l’avevamo” e così via.

Allora Mosè e Aronne si ritirano nella tenda e D-o dice loro di parlare ad una certa roccia e Lui farà il miracolo: da quella roccia sgorgherà l’acqua. Mosè esce dalla tenda e urla alla folla “eccovela qui la vostra acqua, razza di ingrati” e batte la roccia due volte col suo bastone. L’acqua sgorga, la gente si disseta e dà da bere agli animali, il popolo si sente protetto da D-o, gli animi si placano. Incidente risolto.

Ma poco dopo D-o parla di nuovo a Mosè e Aronne: “Io vi avevo detto di parlare alla roccia, non di batterla. Per questo voi non entrerete nella terra in cui vi sto portando”. E così Mosè, alla fine, morirà anni dopo sul monte Nebo, dal quale vedrà una terra in cui non gli è permesso di entrare.

Ma come? Il popolo per l’ennesima volta aveva dimostrato di non aver fiducia in D-o, e viene aiutato, e invece Mosè viene punito? E con quale punizione poi: ha dovuto affrontare il faraone e il suo esercito, ha dovuto gestirsi una massa di schiavi sbandati e senza terra che attraversa una zona arida e ostile, ha dovuto risolvere ribellioni e divisioni, resistere a mille difficoltà, combattere contro popolazioni nemiche, tutto solo per uno scopo, insediarsi in un territorio e vedere la propria gente prosperare, e invece no, proprio quando alla fine arriva al risultato gli viene detto “grazie tante, ma tu resti fuori”? E tutto questo per così poco? Per aver battuto la roccia anziché parlarci? Per aver perso la pazienza una volta in quarant’anni, di fronte all’ennesimo tumulto (che veniva da dire, a ‘sti malcontenti, “e allora tornateci, in Egitto, e buon divertimento!”)?

Questo episodio biblico (Numeri, 20:2-12), che fa tanto ma tanto parte delle nostre sacerrime radici culturali europee giudaico-cristiane, mi viene in mente ogni volta che vedo uno dei nostri politici e mi chiedo, per riflesso condizionato, “ma a grandi poteri non dovrebbero corrispondere grandi responsabilità?”.

Applicatelo voi alla notizia di cronaca politica che più vi piace, va bene un po’ con tutte.